mercoledì 4 aprile 2012

Recensione a cura de La Stamberga dei Lettori

Nel suo genere il saggio di critica cinematografica sulla versione di Dracula creata dal genio di Francis Ford Coppola è un piccolo gioiello.
Editare l'adattamento, già fatto dalle pagine del libro di Stoker per la pellicola, trasformando di nuovo le immagini in un contenuto adatto alla carta stampata, non è facile ma l'autore ci riesce in modo compiuto, con uno stile elegante e sobrio, un'esposizione scorrevole e approfondita, senza cadere nella pedanteria e riportando con fedeltà dati, riferimenti e citazioni, letterarie e cinematografiche.
Dopo una succinta ma pregevole introduzione sulla genesi del mito del vampiro e un riassunto delle puntate precedenti con le varie versioni cinematografiche sul tema, a partire dal 'Nosferatu' di Murnau, l'autore segue tutte le fasi di preparazione del progetto.
Dagli aneddoti sul casting, alle varie fasi della redazione della sceneggiatura - l'asse portante e novità del progetto -, alle trattative con la major hollywoodiana sulla scelta dei collaboratori - in particolare per l'impronta data dai costumi con Eiko Ishioka e alle scenografie con Dante Ferretti, per quanto quest'ultimo venga poi sostituito prima del via -, alle prove nella villa del regista a Napa Valley non manca nulla per ricostruire l'importanza di Dracula per Coppola.
Dopo una serie altalenante di successi e fallimenti il cineasta aveva assoluto bisogno di un blockbuster; d'altra parte la produzione era sospettosa e timorosa nei confronti del regista per i suoi difficili precedenti.
Dopo questi retroscena, uniti alla volontà di fare qualcosa di nuovo del conte transilvano per giustificare il ritorno su un tema su cui già molto s'era detto sul grande schermo - e i giorni di 'Twilight' ancora lontani dicono che siamo ancora ben lungi dall'aver detto tutto sui vampiri -, si parte con una dettagliata analisi del film.
Leonforte smonta praticamente ogni fotogramma e ogni aspetto del film, rivelando come il proposito del regista di riportare la storia di Dracula al suo script originale, ovvero il romanzo di Bram Stoker, si traduca di fatto in alcune importanti novità: il fulcro dell'attenzione si sposta sul rapporto tra Dracula e Mina che diventa una forma di sublimazione dell'amore stesso e della sua forza dirompente, attraverso i secoli, le distanze geografiche e le convenzioni sociali.
Amore fa rima con orrore, ma l'analisi contenuta in questo saggio rende difficile includere il film di Coppola nello stesso gruppo di Shining, Profondo Rosso e La Casa; Coppola va oltre e fonde insieme tre elementi diversi: la storia d'amore, l'aspetto horror e la forza metonimica del cinema come forma d'arte.
Così il regista riesce davvero a realizzare un capolavoro non di genere ma assoluto e a creare un nuovo immaginario legato al conte vampiro: dai costumi in stile kabuki con il caffetano rosso e la parrucca ritorta a quelli da elegante damerino londinese e all'abito da sposa di Lucy, che richiama un clamidosauro, dalle continue citazioni di classici dell'orrore e di genere vampirico all'uso di scenografie semplici ma dai risultati barocchi come il labirinto dei Westenra o il castello nei Carpazi, dalle movenze artefatte delle spose di Dracula, simili a insetti nella scena in cui seducono il povero Jonathan Harker, alla colonna sonora impastata di citazioni bibliche, bisbigli terrificanti e urla d'angoscia, il film di Coppola assurge alla condizione sublime di pastiche postmoderno di generi, stili e temi, meravigliosamente dosati dalla mano esperta del regista e dei suoi collaboratori, e di summa delle possibilità espressive del mezzo cinematografico, non priva però di uno slancio verso il futuro.
Di tutto questo, senza affastellare l'esposizione con ragionamenti troppo arzigogolati o con menate ermeneutiche, l'autore rende conto aggiungendo a dati, interviste extra e curiosità una critica puntuale, che dà degli spunti essenziali per comprendere il film in profondità.
Tutto questo, ovviamente, vale per chi considera 'Bram Stoker's Dracula' quel capolavoro che è: chi non lo conosce o - come a torto fa parte della critica cinematografica - lo snobba, beh, non sa quanto si perde!

Voto: 5 stelle

(a cura di Polyfilo)

martedì 2 novembre 2010

IL CONTE IN LIBRERIA...

Il libro è finalmente disponibile nelle librerie di buona parte del territorio nazionale: Lazio, Lombardia, Emilia Romagna, Marche, Abruzzo, Molise, Sicilia e Sardegna.
I lettori delle altre regioni potranno richiedere la loro copia nel sito della casa editrice (www.unmondoaparte.it/dracula.html) e nelle migliori "librerie web": www.ibs.it, www.bol.it, www.libreriauniversitaria.it, www.deastore.com, www.hoepli.it.

Il volume può essere acquistato alla Feltrinelli di Alessandria e alla Libreria del Cinema di Firenze.

Per quanto riguarda il Veneto, a Vicenza il libro è reperibile e ordinabile nelle librerie Edison BookStore (corso Palladio 36, interno 3) e Galla (corso Palladio 10).


 
Stefano Leonforte

"Bram Stoker's Dracula. Il conte vampiro secondo Francis Ford Coppola"

Un mondo a parte, 2010
252 pp.

Prefazione di Paolo Albiero.
Interviste inedite a Jordan Stone, Anne Goursaud e Dante Ferretti.

venerdì 22 ottobre 2010

DISPONIBILITÀ ONLINE

Il libro è già ordinabile online in alcune "librerie web" (ibs, libreriauniversitaria) e nel sito ufficiale della casa editrice "Un mondo a parte": http://www.unmondoaparte.it/dracula.html

L'uscita nelle librerie è prevista per la prossima settimana.

A breve i dettagli.

domenica 26 settembre 2010

“DAMNED SOUL” INTERVISTA L'AUTORE

In attesa dell'uscita del volume, prevista per ottobre, pubblichiamo un estratto dell'intervista a Stefano Leonforte realizzata dalla redazione del forum “Damned Soul”, la cui versione integrale è disponibile all'indirizzo:

http://vampiri.blogfree.net/?t=2928612.

«[...]

Redazione “Damned Soul”: Bram Stoker's Dracula è un classico sui vampiri. Cosa ti ha spinto a scegliere proprio questo film?

Stefano Leonforte: Si tratta di un film estremamente affascinante, non solo visivamente. La sua “storia”, fatta anche di vicissitudini, dubbi e incomprensioni, è alquanto particolare. In un certo senso proporre l'ennesima versione cinematografica dell'opera di Stoker in un periodo in cui – ricordiamolo – i succhiasangue non riscuotevano il successo che per esempio hanno oggi, fu un azzardo. Non a caso Hart incontrò non poche difficoltà ancor prima di iniziare la stesura della sceneggiatura, dato il totale disinteresse delle Major hollywoodiane. Lo stesso Coppola, almeno inizialmente, si avvicinò al progetto per poco nobili motivi economici. Ma è indubbio che il regista, pur non entusiasta di dirigere un film che non aveva contribuito a sceneggiare, ci abbia messo molto del suo... Ha tradotto in immagini uno script in bilico tra il desiderio di assecondare la struttura epistolare del libro e il fascino di una rilettura romantica del vampiro traendone un incubo raffinato, anomalo, eccessivo. Ha evitato rischiosi paragoni con i suoi illustri predecessori mutando radicalmente l'iconografia su cui era venuto a svilupparsi il profilo cinematografico del conte, trasformandolo in figura androgina, giocando con decine di mutazioni e manifestazioni più e meno apocrife. Ha rifiutato l'aiuto della computer grafica – le cui potenzialità erano state evidenziate in Terminator 2 – per abbracciare trucchi fotografici e una messa in scena di tipo teatrale. Per non parlare della visione romantica del mostro, delle ispirazioni Simboliste e delle citazioni che il regista si diverte a disseminare lungo la pellicola. Lavorando su di una storia tra le più sfruttate dal grande schermo, Coppola è comunque riuscito a essere originale, iconoclasta, se vogliamo. Il risultato, a mio parere, è un film che non può lasciare indifferenti: lo si ama o lo si odia. Di sicuro fornisce materiale per una lunga serie di stimolanti approfondimenti.

Red.: Cosa pensi della figura del vampiro, sia nella sua veste classica, sia in quella moderna?

S.L.: Come scrivo nell'introduzione del libro, il vampiro, il succhiasangue, rappresenta l'archetipo dell'orrore. È una figura universale, antichissima, i cui tratti salienti sono riconoscibili in creature di cui si hanno testimonianze fin dagli albori della civiltà. Certamente gran parte del suo fascino ha a che fare con i poli che – scrive Ernst Jones – spingono il defunto a tornare dalla tomba: quelli apparentemente opposti dell'Amore e dell'Odio. Le figure maledette, specie se votate alla sfera sessuale come nel caso del vampiro, esercitano sempre una grande attrazione. Anche se, a ben guardare, la libido del revenant rimane per lo più confinata a uno stadio orale. Stephen King ha scritto alcune righe illuminanti sull'argomento nel suo “Danse Macabre”. Dopo la febbre vampirica di metà Settecento, infatti, la cultura romantica ha conferito al cadavere assetato di sangue quei tratti salienti ormai divenuti archetipici e giunti fino a noi: un fascino ancestrale, elegante, morboso e decadente che tuttavia mal si conciliava con una sessualità totalmente espressa. E tutto ciò spiega forse il grande appeal che il vampiro da sempre esercita nei confronti del pubblico più giovane. In questo senso il successo di Twilight è illuminante. Ma la sfera sentimentale, pur con le differenze che occorrono tra un'epoca e un'altra – sesso più o meno esibito, amore carnale, amore platonico –, ha sempre fatto parte del bagaglio culturale proprio del mito vampirico. Il vampiro-zombi del Settecento tornava dalla tomba per succhiare il sangue ai suoi cari. Il modello byroniano di Polidori, quel Lord Ruthven a cui il revenant cinematografico deve più di quanto non sembri, sceglieva le proprie vittime in eleganti salotti aristocratici, dissanguandole con il suo bacio mortale, il bacio nero. Nello stesso romanzo di Stoker le pulsioni sessuali giocano un ruolo fondamentale. E la filmografia vampirica, dalle pellicole Hammer fino a Coppola, ha spesso e volentieri intrattenuto rapporti fecondi con con questa particolare componente. Non è forse errato vedere nel Dracula coppoliano uno dei semi più penetranti da cui è poi fiorito il modello di vampiro seducente e innamorato che tanto appassiona le giovani generazioni oggigiorno. Parlo ovviamente del successo dei libri e dei film di Twilight, ma anche di serial come True Blood e Vampire Diaries, in cui è sempre e comunque la sfera sentimentale a farla da padrona.

Red.: Cosa ti affascina maggiormente del Dracula coppoliano?

S.L.: Come spesso accade credo che gli elementi più affascinanti risiedano nella forma piuttosto che nel contenuto, nel significante e non nel significato. A mio modo di vedere la pellicola di Coppola è una dichiarazione d'amore nei confronti del cinema e della sua storia, come testimonia la sequenza all'interno del cinematografo londinese. L'utilizzo di effetti ottici in-camera, di trucchi arcaici degni degli spettacoli illusionistici di Méliès, il montaggio fatto di continue dissolvenze incrociate – spesso dettate dai motivi geometrici presenti nelle inquadrature –, la cura della messa in scena, testimoniano un modo di fare cinema che già all'epoca andava scomparendo, e che oggi non esiste più. È un'opera che racconta una delle storie più conosciute e sfruttate dal grande schermo, ma utilizzando lo spettro completo delle possibilità cinematografiche. È un film alchemico.

[...]

Red.: Indubbiamente, fra il libro ed il film c'è un elemento davvero molto diverso, ossia la chiave romantica della storia. Pensi che questa sia stata una scelta calcolata del regista per avere più pubblico?

S.L.: Non credo. Come ho detto Coppola non era entusiasta del progetto anche perché non ebbe alcun ruolo nella scrittura della sceneggiatura – che, tra l'altro, gli venne proposta da Winona Ryder. Lo sviluppo del sottotesto che vede il mostro imbattersi nella reincarnazione della sua antica sposa si deve ad Hart, che a sua volta l'ha ripreso da precedenti film, molti dei quali dedicati proprio a Dracula o a soggetti vampireschi. In arte, e naturalmente nel cinema, ci si trova raramente di fronte a reali innovazioni, più facilmente ci vengono proposte semplici differenze. Il mostro condannato per amore a sopravvivere ai secoli alla ricerca dell'amante perduta rappresenta un archetipo del genere horror. Basti pensare alle diverse versioni della Mummia, al Dracula interpretato da Jack Palance in Il demone nero, alla serie televisiva cult Dark Shadows... Detto ciò, è comunque possibile che Coppola abbia insistito sugli aspetti romantici della vicenda anche calcolando una possibile reazione positiva del pubblico. Nelle interviste promozionali il regista ha più volte sottolineato come Dracula fosse ai suoi occhi un'epica storia d'amore, smentendo così i dichiarati intenti di fedeltà al romanzo che portarono a intitolare il film Bram Stoker's Dracula. Il principe vampiro e Mina sono per il regista l'equivalente “moderno” delle coppie simboleggianti l'amore tragico – Paolo e Francesca, Romeo e Giulietta –, che com'è noto hanno sempre riscosso indubbio favore. E Coppola, dopo vari flop al botteghino, aveva assoluto bisogno di un successo commerciale.

[...]

Red.: Questi ultimi sono stati gli anni del Vampiro. Il rinnovato interesse per questa figura però è stato portato da eventi letterari e cinematografici che molto si discostano dal capolavoro da te analizzato. Cosa ne pensi di questa nuova veste del vampiro?

S.L.: Come ho detto non si tratta di vere e proprie novità, ma di riletture le cui radici, per quanto lontane nella forma e nel significato, risiedono in precedenti espressioni del mito. Certo è difficile accostare Dracula a Twilight, che rimane una saga dedicata ai più giovani, così come Vampire Diaries, per restare al grande e piccolo schermo. Oggi l'industria culturale tende a confezionare prodotti su misura per il pubblico che più di ogni altro garantisce successo di vendite e incassi notevoli: quello adolescenziale. Ancora una volta i libri di Stephenie Meyer ne sono un esempio, ma allontanandosi per un istante dal regno dei bloodsucker potremmo citare anche la fortunata saga di Harry Potter. Personalmente rimango maggiormente legato al vampiro che ha preceduto questo revival, un revenant forse più genuino, meno edulcorato. Certamente, negli ultimi anni i figli della notte non hanno ricevuto un trattamento benevolo... Nei vari Underworld, Blade, Van Helsing c'è veramente poco da salvare. Dei connotati che definiscono il fascino, il seducente del vampiro rimane ben poco.

[...]

Red.: In Bram Stoker's Dracula viene mantenuto l'aspetto diaristico della narrazione. Alla lunga, credi che questa sia stata la scelta registica migliore?

S.L.: Inizialmente il film avrebbe dovuto essere ancor più fedele alla struttura del libro, con i punti di vista dei vari personaggi, gli estratti dei loro diari, le lettere e così via a fare da filo narrativo. Ma questa versione venne montata e poi scartata in seguito alla prima sneak preview. Nel libro se ne parla ampiamente. La versione che tutti conosciamo, invece, ritengo sia molto funzionale. Mantiene la forma diaristica fin dove può, per poi allontanarsene in alcuni frangenti. Il linguaggio cinematografico è molto diverso da quello letterario: non è possibile tradurre fedelmente in immagini una struttura come quella ideata da Stoker.

[...]
»


Vietato riprodurre l'intervista senza il consenso dell'intervistato e dell'autore: "Damned Soul".

martedì 14 settembre 2010

DRACULA SECONDO COPPOLA

In attesa della pubblicazione del saggio "Bram Stoker's Dracula. Il conte vampiro secondo Francis Ford Coppola" proponiamo in anteprima due immagini scelte tra le fotografie di scena che illustrano il volume.
Inseriamo inoltre le dichiarazioni del regista che introdurranno il capitolo II: "Francis Ford Coppola incontra Dracula".



«Mio padre raccontava sempre una vecchia leggenda italiana: diceva che di notte non bisogna mai mettere un neonato nella stessa stanza con una persona anziana, perché se non si è in grado di aiutarlo, la persona anziana succhierà la vita dal corpo del bambino... Dracula rappresenta un fenomeno straordinario: l'idea che anche da morto si possa attingere alla principale forza vitale – il sangue – ed emergere dall'adilà in questa forma predatoria e malvagia».1

 «Tutti conoscono il fenomeno di stare sott'acqua, di cercare di trattenere il respiro: all'inizio è facile, ma quando si avvicina il momento di dover respirare, si è in preda al panico, si comincia a pensare che non si riuscirà e poi – alla fine, quando si respira – l'aria entra nei
polmoni, e la frenesia si placa. Questo significa essere un vampiro e aver bisogno di sangue. Il sangue è una metafora fondamentale. Anche se oggi la gente non sente una relazione sacramentale con Dio, penso possano capire quanti rinunciano ai legami di sangue per la creazione – per lo spirito creativo, o quello che sia – e divengano come morti viventi. Il vampiro ha perso la sua anima, e ciò può succedere a chiunque».2


1. Francis Ford Coppola, "Finding the Vampire's Soul", in Bram Stoker's Dracula - The Film and the Legend, New York, Newmarket Press, 1992.
2. Tratto da Vito Zagarrio, Francis Ford Coppola, Milano, Il Castoro, 1995.

sabato 4 settembre 2010

ESTRATTO... DI SANGUE

Aggiornamento:
il libro sarà disponibile a partire dal prossimo mese di ottobre. La distribuzione coprirà buona parte del territorio nazionale, ma sarà possibile acquistarlo anche online nelle migliori "librerie web" e nel sito ufficiale della casa editrice "Un mondo a parte". A breve i dettagli per la pre-ordinazione.

In attesa della pubblicazione del volume, rendiamo disponibile un breve estratto del capitolo VII: "Analisi critica".

«Prima di avventurarci nell'analisi delle varie componenti che emergono in Bram Stoker's Dracula è forse opportuno mettere a fuoco un dettaglio di particolare importanza: ci si trova, volenti o nolenti, al cospetto di un film d'autore. Non si tratta naturalmente di un giudizio legato a motivazioni soggettive e di gusto personale, ma di una semplice constatazione. Nonostante il grande successo di pubblico, la pellicola ha fin da subito diviso la critica dando luogo ad accese discussioni – legate soprattutto alla presunta fedeltà al romanzo – che, strano ma vero, continuano tuttora; e questo è generalmente ritenuto un buon segno. Che il dibattito persista a oltre quindici anni dall'uscita nelle sale cinematografiche è, per lo meno, un sintomo del fascino e della complessità dell'opera. Ma Dracula, in tal senso, è anche un film “diverso”: perché rifuggendo ma al contempo vezzeggiando la poetica orrorifica che tanto appassiona i fedelissimi stokeriani, mette in scena un insieme di modelli e suggestioni che, per quanto eterogenei, non possono certo lasciare indifferenti. Grazie alla libertà concessa da un genere che spesso dimentica struttura e coerenza narrativa Coppola spazia con leggerezza da omaggi alla storia del cinema a riferimenti artistici e filosofici; inserisce nella vicenda componenti melodrammatiche e di natura sessuale; trasforma il libro di Stoker in una fiaba romantica; e, in alcune circostanze, diventa prolisso senza tuttavia annoiare. Infarcisce il film di citazioni e trucchi da spettacolo di magia che sottintendono una lucida analisi del regno illusionistico pre-cinematografico; e rilegge la figura del conte vampiro con un coraggio che, nonostante alcune critiche velenose, verrà premiato dai risultati del botteghino. Non un semplice horror, dunque; né una semplice love story. Un film d'autore, appunto, in cui il regista visionario per eccellenza lascia libero sfogo alla propria creatività con risultati altalenanti ma sempre incredibilmente originali e affascinanti.
[...]»

martedì 24 agosto 2010

UN MORSO TIRA L'ALTRO...

A poche settimane dalla pubblicazione del libro ecco disponibili nuove e più precise informazioni. Il volume sarà di circa 250 pagine, impreziosito da alcune rare fotografie di scena in bianco e nero.
Di seguito, riportiamo la scaletta definitiva dell'opera.

"Bram Stoker's Dracula. Il conte vampiro secondo Francis Ford Coppola":

- Prefazione. Il conte alla rovescia, di Paolo Albiero
- Introduzione
- Cap. I. James V. Hart e Dracula: risveglio a seimila metri
- Cap. II. Francis Ford Coppola incontra Dracula
- Cap. III. La storia mai raccontata
- Cap. IV. “I costumi saranno i set!”
- Cap. V. Fra teatro e magia: una lavorazione travagliata
- Cap. VI. Diario di viaggio: la post-produzione
- Cap. VII. Analisi critica
- Cap. VIII. La metamorfosi di Dracula: dalla cellulosa alla celluloide
- Intervista a Jordan Stone
- Intervista ad Anne Goursaud
- Scheda del film